48° Congresso Nazionale SUMAI
“Il tempo dell’attesa è finito. I medici non sono le valvole di sfogo del politica. Senza risposte da Governo e Regioni pronti anche a sciopero”
29 OTT - “Il tempo dell’attesa è finito e come medici abbiamo deciso che non possiamo più accettare di non essere ascoltati, non possiamo più accettare di essere la valvola di sfogo di un sistema, giustamente vincolato all’economia ma che sta perdendo ogni rispetto per il lavoro di tutti, e sottolineo tutti, gli operatori che insistono nel mondo della sanità”. È quanto afferma il segretario nazionale del Sumai-Assoprof (Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Altre Professionalità), Roberto Lala nella sua relazione al 48° Congresso nazionale del Sindacato in corso a Bologna dal titolo: “La Specialistica ambulatoriale verso la Community Care”.
“Deve essere chiesto un intervento autorevole alla Politica – rimarca Lala -, quella con la P maiuscola, un intervento che risolva e non esasperi conflittualità inutili, prive di reali contenuti e gravemente lesive degli interessi dei cittadini e di tutti i professionisti”.
“Insieme a tutte le sigle sindacali mediche – ha ricordato -, sia della dipendenza che della convenzionata, il Sumai-Assoprof ha dichiarato lo stato di agitazione. A novembre saremo in piazza per chiedere una decisa inversione di rotta a Governo e Regioni e per cui siamo pronti anche alle forme più drastiche di protesta come lo sciopero”.
“Sono anni ormai che, come Sumai Assoprof – ha rivendicato - indichiamo la necessità di operare un forte cambiamento nel nostro sistema sanitario, investendo e sviluppando sempre più la sanità territoriale. Una vera Community Care, come indichiamo nel tema del nostro congresso: una rete di servizi, diffusi sul territorio, capace di prendere in carico i pazienti lì dove essi vivono, in condizioni di prossimità e di continuità. E gli specialisti territoriali, nella loro specificità, rappresentano un punto di riferimento ben preciso, essendo capaci di offrire, già da oggi, tutte le competenze specialistiche indispensabili in una dimensione articolata, con le nuove modalità organizzative che possono modularsi sulle diverse necessità locali”.
“Purtroppo – evidenzia Lala - le norme che avrebbero dovuto cambiare il sistema, penso alla legge Balduzzi e al Patto per la Salute, si sono inserite in un difficilissimo quadro economico, oltre che in un quadro ancora incerto nella suddivisione dei compiti tra livello nazionale e regionale. Il risultato è stato che le prime realizzazioni sono avvenute in maniera difforme nelle diverse Regioni, con importanti sperimentazioni, ma anche con scelte discutibili, che, ad esempio, confondono il lavoro di squadra multi professionale con uno slittamento di compiti verso profili professionali non corrispondenti alla necessità, ma meno ‘costosi’”.
“Oggi però la situazione è cambiata in peggio: le risorse non sono più quelle inizialmente garantite alle Regioni e provvedimenti, come quello sull’appropriatezza, ancorché condivisibili dal punto di vista degli obiettivi, non solo non sembrano essere in grado di risolvere i problemi economici ma anzi rischiano di scaricare sui medici le criticità del sistema, aumentando il disagio professionale già messo a dura prova”.
“Voglio sperare, comunque, - conclude - che con il rinnovo dell’Accordo Collettivo Nazionale, gli enunciati della legge cominceranno a tradursi in concreto, al di là di quanto si era già sperimentato a livello regionale e locale”.